I gnuocculi sono un dolce tipico del Carnevale siciliano immancabile anche sulle tavole di Natale.
Un tempo definiti il “torrone dei poveri“, i gnuocculi vengono serviti su foglie di limone per amplificare aroma e gusto. Somigliano agli struffoli napoletani e hanno un’origine molto probabilmente araba. Si tratta di bocconcini di pasta fritta ammucchiati e legati dal miele, decorati infine con una pioggia di zuccherini colorati che ricordano i coriandoli.
La ricetta originale è a base di farina, uova, zucchero e miele, ma tende a variare da una città all’altra, così come il loro nome, caratterizzandosi di ingredienti diversi a seconda del luogo. A Messina, ad esempio, prendono il nome di “pignuccata” e la variante al miele è la glassa, costituita da zucchero, albume, gocce di limone e, a piacere, cioccolato per l’effetto bianco- nero.
La ricetta della tradizione rosolinese
Oggi vi proponiamo la ricetta riportata dalla studiosa di tradizioni locali, Ignazia Iemmolo Portelli, inserita nel volume “Cosi ri casa nostra“. Nella ricetta degli gnuocculi, come noterete, non sono esplicitate le dosi perché in passato le massaie, specie negli impasti, andavano ad occhio e a memoria, basandosi sull’esperienza di tutta una vita, tramandata di generazione in generazione, da madre in figlia.
Ingredienti
Farina di grano duro
uova
zucchero
miele
Procedimento
- Amalgamare le uova (nella quantità desiderata) con la farina necessaria ad ottenere un impasto morbido ed omogeneo.
- Spianare fino allo spessore di 1 cm, tagliare prima a striscia di 1 cm. -e poi nel senso inverso ottenendo dei cubetti del lato di 1 cm che si friggono nell’olio bollente.
- Appena dorate, col mestolo bucato si tirano via e si appoggiano sulla carta per assorbire l’olio superfluo.
- Per il torrone mettere sul fuoco in un tegame, in parti uguali, zucchero e miele il cui peso complessivo sia uguale a quello degli gnocchi fritti.
- Appena si sciolgono aggiungere gli gnocchi fritti e mescolare con un cucchiaio di legno.
- Rovesciare su un piano bagnato e dare la forma desiderata.
Alessandra Brafa