La festa di San Giuseppe e la tradizionale cavalcata a Scicli: un evento straordinario tra folklore e fede di devozione verso il santo Patriarca in Sicilia.
La festa di San Giuseppe a Scicli con la storica Cavalcata è un momento atteso per tutta la comunità, un evento dalle forti connotazioni aggreganti, in cui l’intera comunità cittadina ancora oggi si riconosce. Tra le fonti che raccontano questa tradizione vi è lo storico Pitrè, mentre Elio Vittorini in “Conversazioni in Sicilia” dedica una pagina memorabile alla tradizione della cavalcata di Scicli.
La festa dal fascino antico si innesta su un residuo dei drammi sacri medievale inscenati per propiziare un buon raccolto. Gradualmente, l’usanza è stata assimilata dal Cristianesimo che ne ha fatto una festa religiosa in onore del Santo. La rivisitazione storico-religiosa della fuga in Egitto si svolge ogni anno intorno al 19 marzo: dalla Chiesa di San Giuseppe parte una processione di cavalli che vengono bardati con fiori e violaciocche e cavalieri per le vie della città di Scicli. Nei “dammusi”, ambienti rustici al pianterreno delle abitazioni, un gran numero di persone, su un’orditura di rami di palme, oggi sostituiti dalla tela di juta, intesse migliaia di violaciocche (u bàlucu in dialetto), componendo magnifici quadri che raffigurano la Sacra Famiglia e simboli sacri. Campanacci, sonagli, testiere ed altri ornamenti completano, invece, le bardature. I cavalli così bardati muovono da un unico punto di raccolta, la piazza, verso il sagrato della chiesa dedicata al Santo; qui, una commissione esterna esamina l’originalità e l’effetto scenografico delle bardature e dei “gruppi di cavalieri” e subito dopo, in un tripudio di suoni e al grido di “Patrià – Patrià – Patriarca!”, il coloratissimo corteo si snoda per le vie della città dove, in vari punti e quartieri sono accesi i “pagghiari”, falò attorno ai quali si raccoglie la gente del vicinato in attesa del passaggio della “Sacra Famiglia”. Questi piccoli falò venivano accesi allo scopo simbolico di accompagnare con la loro luce il cammino di S. Giuseppe e di Maria durante la fuga in Egitto. Ad accrescere la suggestione della caratteristica sfilata ci sono i”ciaccari”: fasci di ampelodesmo che i cavalieri e la gente del popolo tengono in mano, accesi, per “far luce” alla Santa Famiglia.
La festa di San Giuseppe è intrisa di rievocazione religiosa: la festa si compone dei segni di una devozione che affonda le sue radici nella cultura contadina, nell’esigenza di chiedere a San Giuseppe l’acqua, per fare crescere le fave, per fare crescere il grano. Al passare della cavalcata il popolo esclama: “Patriarca beddu, dateci l’acqua, fate piovere”. L’effigie di san Giuseppe proteggeva la famiglia contadina da ogni fatalità: il santo riceveva in cambio esclusiva devozione, una devozione che, ogni anno, si perpetua nel solco della tradizione. Fede ma anche folclore: è tradizione infatti disputare una vera e propria competizione tra i “barditori”, che nella gara mettono in campo il massimo impegno per realizzare manufatti di altissimo pregio artistico e artigianale. Le migliori bardature dei cavalli vengono premiate dal comitato che organizza la festa. Molto caratteristico è l’abbigliamento dei cavalieri: un paio di pantaloni di velluto, con il taglio alla carrettiera, e un gilet abbinato, di colore scuro, una camicia bianca con le maniche rimboccate, una cintura molto larga, lavorata a mano, di vari colori, dalla quale penzola, sul fianco destro, un grande fazzoletto rosso, una “burritta co giuro” in testa e una pipa di creta o di canna. Quattro ciaccari, due davanti e due dietro il cavaliere, a forma di croce, illuminano il percorso dei cavalli. La tradizione della cavalcata si perpetua, immutata, da secoli in un weekend in cui l’intera città di Scicli è in festa.
Photo credit Vacanze siciliane in fattoria
Tutte le info alla pagina fb dell’evento.