Il Mirto, o Myrtus communis, è una pianta aromatica, uno degli arbusti più comuni della macchia mediterranea. Nel Sud Est della Sicilia è facile reperire il mirto allo stato selvatico e qui lo si indica con il nome “Murtidda“. Il Myrtus communis produce un arbusto che può raggiungere i tre metri di altezza, con portamento cespuglioso e ramificazioni sottili; la corteccia è rossastra, e spicca tra il fogliame di colore verde scuro. In estate produce innumerevoli fiori bianchi, profumati e di piccole dimensioni. Ai fiori seguono i frutti commestibili: bacche di colore nero o bluastro, talvolta bianche, a seconda della varietà di mirto (vedi foto), che si raccolgono tra i mesi di settembre e novembre.
Altro nome del Myrtus communis è quello italiano di “Mortella“, dal quale deriverebbe anche il nome della mortadella, perché essa veniva aromatizzata con foglie di mirto. Il nome “Murtidda” è, invece, tipico in Sicilia. Le foglie hanno proprietà aromatiche, astringenti, rinfrescanti e balsamiche, mentre i frutti, consumati freschi, hanno potere disinfettante e stimolante. La murtidda viene utilizzata come pianta aromatica, ma anche come pianta ornamentale. Specie in passato, questa veniva usata per adornare il presepe, gli altarini e le edicole votive. La pianta era inoltre comunemente utilizzata durante numerose festività civili e religiose, anche per fini gastronomici con i suoi frutti, infatti, ancora oggi, si preparano ottimi liquori.
Secondo un’antica credenza, a murtidda sarebbe sacra alla Madonna; per tal motivo, a Palermo, era usanza utilizzarla l’8 dicembre, nella ricorrenza dell’Immacolata. In quell’occasione, i venditori ambulanti gridavano: “A murtidda, a murtidda,.. ppi-ddivuzzioni si mancia a murtidda“.
Delle sue fronde si parano le cappellette e gli altarini dei santi: tanto nelle solennità religiose quanto nelle feste civili, i ramoscelli di mirto sono adoperati come ornamento, da qui il proverbio usato anche figuratamente: “Ogni festa havi la sò murtidda“.