NOTO - East Sicily
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NOTO
La città
Noto è la “Capitale del Barocco”, il suo centro storico nel 2002 è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO. I suoi splendidi palazzi sono l’emblema della ricchezza e dello sfarzo nell’epoca barocca in Sicilia. Le innumerevoli Chiese, gli istituti religiosi e i palazzi nobiliari sono fiori di questa incantevole città che lo storico d’arte Cesare Brandi definì “giardino di pietra”. Con le sue bellezze architettoniche e culturali, Noto risveglia nei visitatori l’idea più alta di ciò che gli uomini d’ingegno hanno prodotto in questo tempio di pietre vive. Offre al turista palazzi di giallognola pietra ed inattesi tesori che, sparsi nel territorio, raccontano storie di civiltà antiche.
Noto, oltre ad avere un importante patrimonio architettonico, dispone di un ampio e variegato territorio (alture, colline, pianure e coste marine), ricco di località d’interesse storico, archeologico e naturalistico. Il suo territorio è attraversato dal fiume Tellaro e dal Torrente Asinaro, o degli Oleandri. I due fiumi nascono rispettivamente dal monte Lauro e dalla Fontana Grande nella Valle del Carosello. La varietà del paesaggio permette al visitatore di godere di un clima mite, di una estesa costa, di sabbia dorata e di un mare cristallino, considerato il più pulito d’Italia, da Calabernardo a Marzamemi, e di rilievi paesaggistici, come l’Alveria, il Finocchito, il Castelluccio.
L’economia di Noto si basa principalmente sull’agricoltura e sul turismo. La produzione vitivinicola è notevole e vanta la celebre D.O.C. del Moscato di Noto. La città di Noto è parte dell’Associazione Nazionale Città del Vino.
Curiosità
Noto è la patria dei dolci di mandorla. La pasta di mandorla è spesso farcita di soavi confetture d’arancia, di cedro, di pistacchio, ricoperta di glasse dai colori tenui o da cioccolato fuso. Spesso le ricette di questi dolcetti dai nomi stravaganti- quaresimali, nucatoli, mandorlati- provengono dagli antichi monasteri dove le suore alternavano alle preghiere la preparazione di dolci talmente zuccherini da risultare, talvolta, stucchevoli.
Il nome Noto, fu dato alla città dagli arabi, e fu mantenuto anche dopo la loro dominazione, diventando nome definitivo. Neai per i siculi, Neeton per i greci e Neetum per i romani, il nome Noto fu scelto dagli arabi per indicare la sua bellezza e la sua importanza (la parola araba “Noto” aveva lo stesso significato di quella italiana odierna).
Lo stemma di Noto
Antico simbolo della città era probabilmente il toro: ad avvalorare questa tesi, peraltro sostenuta da diversi studiosi siciliani, sarebbe un’antica medaglia raffigurante un toro ritto su due zampe con l’incisione S.P.Q.N. , di cui si sono perse le tracce. Durante il regno di Ferdinando il Cattolico, insignita del titolo di urbs ingegnosa, la città ebbe il proprio stemma ufficiale, che consisteva in uno scudo crociato bianco e rosso/amaranto, nei cui lati si trovava (su sfondo bianco) a volte l’incisione Netum • urbs • ingegnosa • et • vallis • caput, altre volte semplicemente S.P.Q.N. . Il suddetto stemma rimase in vigore fino a pochi anni dopo l’unità d’Italia (tant’è che tutt’oggi possibile vederlo sui prospetti di diversi monumenti cittadini, come il municipio e la Cattedrale), quando, sulla scia di altri comuni siciliani e, in particolare, siracusani, fu adottato lo scudo sabaudo con l’aquila coronata, con l’antico scudo crociato (seppur modificato) posto sull’addome del rapace. Solo alla fine dell’XIX secolo, per volere del marchese del Castelluccio, fu aggiunta la dicitura S.P.Q.N. in ricordo degli antichi fasti.
Cenni storici
Neas sarebbe stata fondata da popolazioni sicane, all’epoca della caduta di Troia, sul colle della Mendola. Caduta nelle mani dei conquistatori siracusani, la città assimilò costumi e culto ellenici, e fu elevata a sede di gimnasium. Passata sotto il dominio romano, come città federata, in epoca imperiale fu dichiarata municipium latino, una singolare condizione che procurò alla città notevoli privilegi, tra cui quello di potersi governare con proprie leggi. Conquistata dagli arabi, che ne fecero una roccaforte munitissima, prese il nome attuale e fu capitale di una delle tre valli in cui essi avevano suddiviso la Sicilia. Dopo due secoli di dominio musulmano, nel 1090, Noto trattò la resa con Ruggero. La storia di Noto, però, oltre che dagli uomini è segnata dalla natura: nel 1693, infatti, fu distrutta dal terremoto che colpì l’intera Sicilia Sud orientale.
Ideata come un grande teatro senza quinte, concepita come città libera ed aperta, movimentata e continua, Noto risorse sontuosa e superba, sul declivio del colle Meti, alle pendici meridionali dei monti Iblei. La vicenda architettonica della nuova città fu dominata dall’estro artistico di tre architetti, Rosario Gagliardi, Vincenzo Sinatra e Paolo Labisi, i quali seppero sviluppare uno strabiliante capolavoro di unità architettonica. Tre diverse personalità che, pur vivendo ed operando in provincia, conferirono alla città un’impronta originale che esula dal rigido linguaggio barocco, arricchendolo di elementi rinascimentali, spagnoleschi e neoclassici e dando vita ad uno stile fantasioso e sognante.