PACHINO - East Sicily
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PACHINO
La città
Pachino è un comune in provincia di Siracusa, che si sviluppa a 65 metri sul livello del mare, a cavallo tra il Mar Mediterraneo e il Mar Ionio. Culla di culture millenarie, territorio custode di un immane e prezioso patrimonio naturalistico, la città conta oggi quasi 22.000 abitanti e il suo borgo marinaro più famoso è Marzamemi. Pachino si sviluppa secondo un modello a griglia regolare con una grande piazza al centro che occupa il posto di quattro isolati. Pachino si ricorda soprattutto per la Chiesa Madre intitolata al Santissimo Crocifisso, costruzione edificata nell’ultima decade del XVIII secolo, si presenta con una semplice struttura comprendente una sola navata con una cappella a destra dell’abside; qui si conservano i resti di Gaetano e Vincenzo Starrabba, fondatori della città di Pachino.
Pachino è inoltre la città che ospita la coltivazione IGP del pomodoro ciliegino detto, appunto, Pachino, esportato in tutto il mondo.
Curiosità
Pachino è una terra cantata da Virgilio nell’Eneide e da Dante nella Divina Commedia, ma che ha ancora tanto da raccontare.
Il nome della città potrebbe derivare dal fenicio “pachum”, che significa “guardia”. Secondo il Fazello, l’origine deriverebbe invece dal greco antico “pachys”, che significa “abbondante”, “fertile”. Esistono altre teorie che ne fanno risalire il significato a “Pachys Oinos”, che significa “terra abbondante di vino”, oppure, riferendosi all’isola di Capo Passero, a “Pacheia Nesos”, ovvero “isola dalla larga circonferenza”.
Lo stemma di Pachino
Lo stemma di Pachino si presenta come un riquadro arrotondato ai due angoli inferiori e diviso in tre parti da linee orizzontali. Nella parte superiore è collocata una torre, nella parte centrale un mappamondo tenuto da un supporto, infine nella parte inferiore è raffigurato un maiale, a simboleggiare la fertilità di questa buona terra.
Cenni storici
Il promontorio di Pachino si è formato nel periodo del Cretaceo (più di 70 milioni di anni fa). Pare che il Promontorium Pachyni fosse abitato sin dalle prime epoche preistoriche, anche se di queste presenze non restano molte testimonianze: circa 10.000 anni fa fu abitata la grotta Corruggi, nella quale vennero rinvenuti moltissimi reperti archeologici, che si trovano conservati in gran parte presso il Museo archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa. Si tratta di raschiatoi, coltelli, lance, punteruoli, aghi e altri oggetti di uso quotidiano.
Successivamente, nell’età del ferro, del rame e del bronzo, fino all’arrivo dei siculi, le abitazioni rupestri si spostarono nella vicina zona denominata “Cugni di Calafarina”. Qui nacquero villaggi e necropoli, un dolmen per i defunti ed un forno sotterraneo per la lavorazione dei metalli, i cui resti, portati alla luce da Paolo Orsi, sono tuttora ben visibili e discretamente conservati. Nel 750 a.C., il territorio di Pachino fu abitato da fenici, punici e greci. Dal 200 al 400 d.C., a dominare la zona furono i romani, che ne fecero un centro di attività commerciali e di colonizzazione.
Con loro si sviluppò notevolmente l’agricoltura, e specialmente la coltivazione della vite e del frumento. Nel periodo ellenistico, furono edificati alcuni templi, di cui uno dedicato ad Apollo Libystino. Ancora oggi rimangono i resti di un tempietto votivo agreste in contrada Cugni, località nella quale furono tracciate le rotaie della via Elorina, tuttora ben visibili sulla roccia. La contrada Cugni, per l’alta concentrazione di resti antichi, risulta essere una sorta di “parco archeologico”.
Dopo i romani, arrivarono i bizantini, quindi gli arabi ed, infine, i normanni. Gli arabi diedero il nome alla frazione di Marzamemi, nella quale costruirono la tonnara, rimasta funzionante fino agli anni ’50, introdussero la coltivazione degli agrumi, bonificarono le campagne, completarono l’acquedotto della Torre Xibini, costruirono le saline e i pozzi Senia per l’irrigazione dei campi (tuttora funzionanti). Il declino della città inizia con i normanni, gli aragonesi ed gli angioini. In questo periodo furono erette le fortificazioni di Torre Xibini e Torre Fano contro le invasioni piratesche dei turchi.
Dal 1583 al 1714 nascono in Sicilia un centinaio di nuove terre feudali. In questo periodo si determina un sostanziale cambiamento della geografia dell’agro netino, con la fondazione, nella fascia costiera tra le tonnare, di Marzamemi e Capo Passero e dei porti di Portopalo e della Marza, di Pachino e Portopalo.
La storia dell’attuale Pachino ha inizio quando, nel 1734, gli Starrabba di Piazza Armerina, proprietari dei feudi Scibini e Bimmisca e, come tali aventi il titolo baronale oltre a quello di principi di Giardinelli, decisero di risiedere sul territorio per meglio curare i loro interessi ed al fine di acquisire altresì il titolo di conte. A tal fine, i fratelli Gaetano e Vincenzo Starrabba chiesero, nel 1758, a Carlo III di Borbone e, successivamente, nel 1760, a Ferdinando I delle Due Sicilie, l’autorizzazione a fondare una città (licentia populandi), decreto che fu emesso a Napoli, in data 21 luglio 1760, e che fu reso esecutivo in data 1º dicembre 1760.