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PORTOPALO DI CAPO PASSERO

La città
Portopalo di Capo Passero è il comune più a sud dell’isola siciliana. Incantevole borgo marinaro che fa da spartiacque tra il mar Ionio e il Mediterraneo, al suo territorio appartiene l’isola di Capo Passero a poche decine di metri dalla terraferma, e l’isola delle Correnti a pochi chilometri. Dall’isolotto del Capo Passero, si intravede uno scenario meraviglioso dove il cielo si confonde con il colore del mare e si crea una sorta di corridoio naturale con la terraferma.
Portopalo è un centro prevalentemente agricolo e marinaro; proprio sulla pesca e sulla fiorente attività del mercato ittico si fonda la sua fortuna economica. A partire dagli anni novanta, Portopalo assieme al comune limitrofo di Pachino, ha incrementato notevolmente la produzione agricola, con prodotti di nicchia e di alta qualità, tra questi il pomodoro di Pachino che ha ottenuto il marchio IGP.
Incantevoli le spiagge sabbiose e dorate, il mare è limpido e cristallino, suggestivi i suoi luoghi da un punto di vista artistico e culturale che attraggono ogni anno turisti desiderosi di trascorrere vacanze all’insegna del relax e della spensieratezza.

Curiosità
La prima parte del nome, Portopalo, deriverebbe dal latino “palorum portus”, o da “palus” che può significare sia palo che palude o porto. La seconda parte, aggiunta nel 1975, si riferisce al promontorio limitrofo. Il Comune di Portopalo di Capo Passero è località balneare segnalata con una vela nella Guida Blu di Legambiente.

Cenni storici
Il territorio che oggi comprende Portopalo è abitato sin dall’antichità. Qui sono stati ritrovati reperti appartenenti ad una fornace ed una necropoli paleocristiana. Il villaggio è stato denominato in vari modi: inizialmente Capo Pachino, in seguito Terra Nobile ed infine Porto Palo.
Il fondatore di Portopalo è don Gaetano Deodato Moncada, che se ne interessò fin dal 1778 e che nel 1792 fece edificare a sue spese un centinaio di case intorno alla tonnara. Il primo nucleo urbano era composto da circa 300 persone, tra contadini, pastori e pescatori. Fino al 1812, quando fu abolita la feudalità, Portopalo fu villaggio suburbio di Noto. Passò poi sotto il decurionato di Pachino, finché nel 1974 non divenne comune autonomo ad opera del Dott. Salvatore Gozzo, medico e politico.
L’autonomia del paese, che intanto aveva assunto il nome completo di Portopalo di Capo Passero, fu approvata in sede di Assemblea regionale, con legge regionale n.1 del 01-03-1975. Nel 1936, come risulta dal censimento, era abitato da 1.710 persone, sistemati in piccole abitazioni lungo la via Vittorio Emanuele, e si presentava come un tranquillo borgo di campagna. La maggior parte delle case erano bianche e screpolate dal sole e dalla salsedine. In quasi tutte era presente un piccolo spazio (‘u bagghiu) adibito a stalla, dove era anche possibile coltivare un piccolo orto. In paese non esisteva una rete idrica che fornisse acqua alle abitazioni: le donne erano quindi costrette, per lavare i panni, a recarsi al pozzo comunale presso il castello Bruno di Belmonte (ora Tafuri). La vita dei portopalesi si consumava di giorno nei campi e di sera al mare, per arrotondare le entrate.


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