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ROSOLINI

La città
Rosolini si sviluppa lungo la balza rocciosa che si affaccia sulla SS115, definita dall’archeologo Paolo Orsi agli inizi del Novecento “una terrazza pittoresca” dove per alcuni millenni l’uomo ha continuato ad insediarsi e vivere. Il territorio si presenta ricco di siti archeologici e di cave risalenti al periodo greco-romano. L’innesto con l’autostrada conferisce a questo comune di 22.000 abitanti una posizione baricentrica perché da qui è possibile raggiungere in breve tempo numerosi luoghi d’interesse. Disposta a scacchiera, da un estremo più vicino a Noto, dall’altro è presso il confine con la provincia di Ragusa, Rosolini si trova a 136 m. sul livello del mare, sulle propaggini sudorientali dei Monti Iblei, in collina dai pendii dolci.
Rosolini è oggi conosciuta anche come “la Città del Carrubo e del Sacro Cuore” grazie alla ricca presenza di alberi di carrubo disseminati in tutto il suo territorio, e al Santuario del Sacro Cuore di Gesù, meta di pellegrinaggio per i fedeli. Fin dalla sua fondazione la Patrona di Rosolini fu l’Immacolata ma nel 1754 fu proclamato Patrono San Luigi Gonzaga.

Curiosità
Nell’estate del 2014 Rosolini è stato il set principale del film di Ficarra e Picone “Andiamo a quel paese”. Il nome di Rosolini nella fiction è stato sostituito da quello fittizio di Monteforte.
Prossimamente la città ospiterà le riprese di “Cor Jesus Mecum Est”, il docufilm dedicato a Madre Carmela Aprile e alla fondazione del Santuario del Sacro Cuore.
L’antico nome di Rosolini era “Rus Elorinum” (Campagna dell’Eloro) a indicare l’antica colonia siracusana del sec. VII a.C. del territorio di Eloro. La mitologia racconta che il figlio del Dio Vulcano scappò dall’Etna e ivi fondò la città.
Il nome Rosolini è sicuramente di radice araba. Quando gli arabi conquistarono la Sicilia trovarono un impero bizantino in disfacimento e non fu difficile per loro insediarsi pacificamente nella zona portando i benefici della loro cultura. Rispettando le tradizioni religiose locali, chiamarono la zona “Rus Salib’ni”, cioè “la grotta della croce”, poiché nell’insediamento preesistente era ubicata una basilica cristiana scavata nella roccia dove si venerava una croce.

Lo stemma di Rosolini
Lo stemma della città di Rosolini raffigura un’aquila con ali spiegate e artigli adunchi e distesi, sormontata da una corona all’antica d’oro, con lo scudo dello stemma dei principi Moncada- Paternò sul petto e con una striscia ai piedi contenente la dicitura “Universitas Rosolinorum Regi beneficio” su sfondo azzurro. Al centro dell’aquila si erge una donna, simbolo di Rosolini, come balzata dal seno di Nea (poiché l’aquila è lo stemma di Noto). Detta donna con la destra tiene un tridente, simbolo dell’agricoltura, sua attività prevalente, con la sinistra doma un leone, ed esprime così la sua tendenza democratica. Ai piedi dell’aquila è una valle fiorita, simbolo della fertilità del territorio. Lo sfondo dello stemma è di colore granato. Questo colore richiama la denominazione di due contrade presso a poco collegate: Granati Nuovi e Granati Vecchi. A questo colore fa riferimento il colore delle divise dei giocatori della squadra di calcio locale.

Cenni storici
Di tutte le ere, le civiltà, le dominazioni che si sono susseguite in Sicilia, a Rosolini è rimasto un segno importante. Numerose sono le testimonianze di antiche civiltà succedutesi nei vari secoli nel territorio elorino: villaggi preistorici risalenti all’età del Bronzo, chiese rupestri bizantine, ipogei paleocristiani e costruzioni di epoca medievale. È solo dal 1673 che la storia di Rosolini diventa ricostruibile da documenti archivistici, non più archeologici. Rosolini, borgo feudale, si sviluppa in un arco di tempo di oltre due secoli. La città nasce attorno ad un borgo feudale del 1700 abitato dalla famiglia Platamone- Moncada. Fu Don Francesco Moncada principe di Lardaria e sposo di Eleonora Platamone, ad ottenere il 1° agosto 1712, con il benessere delle autorità netine, la concessione di poter edificare la città. I nuovi coloni si stabilirono attorno al “Castello”, l’abitazione della famiglia Moncada- Platamone quando d’estate veniva da Palermo per brevi periodi a incassare le gabelle.
Oggi di tutto il palazzo rimane solo l’ampio cortile, l’antica torretta campanaria del “castello Platamone” vicino al portone d’ingresso, e qualche muro diroccato. Tuttora, nel dialetto locale, questo posto viene chiamato “a Curti” (la Corte) proprio per indicarne la funzione giuridica e il luogo che vide sorgere le prime case della città. Se del “Castello” non è rimasto quasi nulla, tuttavia è possibile ammirare una stupenda basilica paleocristiana ipogea, inglobata nel complesso e che ha dato origine al nome di Rosolini. Si narra che i lavori iniziati nell’ottobre del 1712, abbiano goduto della consulenza del gesuita padre Angelo Italia da Palazzolo Acreide, insigne architetto di quei tempi. Le costruzioni si svilupparono a Nord-Ovest del Castello con dimore prevalentemente ad architettura povera ma anche con opere a carattere sociale. L’acquedotto Cansisina ultimato nel 1736, l’abbeveratoio, assieme alla Fonte Nuova, progettato nel 1873 dall’ing. Salvatore Rizza ed ultimato nel 1880 nella piazza Masaniello ma successivamente trasferito in via Eloro, un ricovero per orfani nel 1739, la Chiesa Matrice del SS. Crocifisso e la bella Chiesa delle Anime Purganti, oggi Chiesa Madre, i cui lavori iniziarono nel 1728 e furono ultimati nel 1840, furono alcune delle opere avviate.
Dalla prima metà dell’800 Rosolini si abbellì di artistici palazzi diventando popolosa e laboriosa. Quando venne soppressa la feudalità e costituito il Regno delle Due Sicilie, le Università (città e terre feudali) della Sicilia ebbero un nuovo ordinamento amministrativo che diede a Rosolini l’assetto comunale. Durante il Risorgimento Italiano molti giovani rosolinesi ingrossarono le file dei « picciotti » di Garibaldi, mentre con l’Unità d’Italia la sua storia si identifica con quella di tutto il territorio nazionale.

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