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SCICLI

La città
La città di Scicli si trova lungo la fascia costiera che va dalla foce dell’Irminio sino alla contrada di Pisciotto. L’abitato si estende su di una larga pianura ed è delimitato da tre cave, dette “valloni”, di Modica, di Santa Maria La Nova, e di San Bartolomeo, che si sono originate da fratture tettoniche di epoca remota, divenute successivamente letto di corsi d’acqua torrentizi. Questa sua particolare conformazione geomorfologica ha garantito la predisposizione a baluardo difensivo naturale, favorendo l’insediamento umano già dal periodo neolitico e la nascita di numerosi insediamenti rupestri, come dimostrano i ritrovamenti presso la Grotta Maggiore datati fra l’età del rame e l’età del bronzo antico (III-II millennio a.C. – XVIII-XV secolo a.C).
Il luogo più accattivante di Scicli è Chiafura, sito rupestre di periodo bizantino e medievale, in cui per secoli hanno trovato riparo gli indigenti della città, luogo di inestimabile bellezza naturale e di enorme importanza storiografica.
Scicli è uno dei principali centri del barocco siciliano. La ricostruzione successiva al terremoto del 1693, che distrusse gran parte dell’abitato, diede inizio ad uno dei periodi più felici dell’architettura della città. Ne sono esempio i pregevoli interventi di carattere edilizio realizzati nel corso del Settecento che hanno disegnato la fisionomia di questo centro, determinando l’entrata nella World Heritage List nel 2002.

Curiosità
L’incantevole Scicli è conosciuta come il “Luogo di Montalbano”, in quanto la città dal 1999 è divenuta luogo di ambientazione di numerose scene della fiction televisiva di successo “Il Commissario Montalbano”, tratto dai romanzi di Camilleri, il cui protagonista è Luca Zingaretti nel ruolo appunto di Commissario, e dal 2012 location anche della serie  “Il Giovane Montalbano”.
Scicli è stata esaltata anche da Elio Vittorini nel suo “Le Città del Mondo” del 1969 che la definì “la più bella di tutte le città del mondo”, ricca di tesori: chiese, conventi, palazzi tardo-barocchi fanno di questo luogo una città museo.
Tra le manifestazioni di maggiore rilievo, certamente degno di nota è il “Gioia”, che si svolge al culmine della Settimana Santa, nel giorno di Pasqua, per festeggiare la Resurrezione di Cristo, detto l’Uomo Vivo, al grido di “Gioia”, da cui per antonomasia deriva il nome “il Gioia”. La statua lignea del Cristo, opera settecentesca attribuita allo scultore Civiletti, è custodita nella Chiesa di Santa Maria La Nova. Essa viene portata in processione per le vie della città e fatta ondeggiare e ballare in segno di gioia per tutto il giorno sino a tarda ora.

Lo stemma di Scicli
Lo stemma di Scicli rappresenta un leone con una corona radiata su di uno sfondo azzurro in atto di salire su tre monti decrescenti da sinistra a destra. Lo stemma è circoscritto da rami di alloro e quercia, timbrato da una corona di dominio feudale.
L’origine dello stemma della città è riconducibile all’antica leggenda secondo cui il personaggio mitico Ercole al suo passaggio scolpì un leone con una corona ed effigi poco decifrabili su di una lapide trovata nei dintorni della “Torre dei Tre Cantoni”. L’effige reca il felino, simbolo legato ad Ercole, nell’atto di salire tre colline che rappresentano i tre promontori della città.

Cenni storici
Il nucleo originario della città era situato sul colle, detto oggi di San Matteo, presso la zona chiamata Chiafura, dove sono ancora visibili le rovine del castello e della torre triangolare, che servì quasi sicuramente come mezzo difensivo contro le invasioni elleniche, in quanto rendeva l’antico abitato difficile da espugnare.
I ritrovamenti archeologici, più precisamente i resti di un abitato greco nelle vicinanze della foce dell’Irminio, sono un segno tangibile della presenza, o comunque di contatti di primaria importanza con i greci.
Oltre ai resti greci sono state ritrovate tracce che testimoniano la presenza dei Cartaginesi che popolavano l’isola fino alla conquista romana avvenuta nel III secolo a.C.
Durante il periodo romano, Scicli venne chiamata “decumana” in quanto fu costretta a pagare la decima parte del suo raccolto. Dopo la caduta dell’lmpero Romano d’Occidente, la città cadde sotto la dominazione bizantina e subì, come altre città, le incursioni barbariche.
Sotto il dominio Arabo, Scicli conobbe un periodo di ingente sviluppo agricolo e commerciale. Si fa risalire all’anno 1091 la liberazione definitiva di Scicli dal dominio saraceno per opera di Ruggero d’Altavilla e il conseguente passaggio al dominio normanno.
In seguito fu sotto la dominazione aragonese che si formò la Contea di Modica, e Scicli ne venne a far parte.
L’abitato di Scicli passò gradualmente dal colle al piano e assunse la sua forma topografica tra il XIV ed il XVI secolo. Nel secondo Cinquecento e nel primo Seicento si registrò una significativa espansione economica. Fu un periodo di grandi iniziative, legate soprattutto all’edilizia religiosa, ma frenato bruscamente a causa della peste del 1626, dall’invasione delle cavallette nel 1687 e dal terremoto del 1693 che indussero gli sciclitani a trasferirsi verso valle, abbandonando definitivamente le ultime abitazioni rimaste sul colle di San Matteo e le sue alture abitate.
Da quelle macerie, Scicli rinacque in chiave barocca, e oggi è caratterizzata da numerosi edifici settecenteschi.

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